Intervista a
Corrado Scapino

Corrado Scapino
presidente dell’Enoteca Regionale dei Vini della provincia di Torino, riflette sul ruolo del vino e del mondo dell’enogastronomia nello sviluppo del Canavese come territorio da promuovere dal punto di vista aziendale, turistico e sinergico con gli altri territori affini.
Qual è l’importanza di una lobby di territorio per fare squadra nella attuale competizione tra piattaforme territoriali perché i territori possano risultare più attrattivi?
Il Canavese ha bisogno di una visione comune e di punti fermi da cui partire, come testimoniano le offerte che si stanno mettendo a punto in ambito sportivo e ricettivo. Un gruppo, che metta a disposizione una piattaforma per preparare il territorio alle sfide del futuro è indispensabile per promuovere le iniziative e le possibilità, per creare sinergia e far conoscere.
Quali sono, secondo Lei, i progetti strategici su cui puntare per il Canavese del futuro? Che ruolo può avere l’Enoteca come driver di sviluppo del territorio soprattutto in relazione ai Progetti in fase di sviluppo con Langhe, Roero e Monferrato?
Outdoor e ciclismo sono sicuramente due punti chiavi da cui partire, che in relazione uno con l’altro possono dare tanto al nostro territorio. Per quanto riguarda il mondo dei vini, l’Enoteca si sta già muovendo con collaborazioni e progetti, attraverso lo sviluppo di nuove meccanizzazioni e in un’ottica di economia circolare. Inoltre, l’Enoteca sta cambiando veste, attraverso ponti di collegamento di sviluppo turistico. Anche se siamo all’inizio la strada è quella giusta.
Quale ruolo possono avere i progetti legati alla Cultura per lo sviluppo di un territorio?
Sicuramente la cultura è un settore fondamentale per il Canavese: ne è ricca tra i suoi monumenti e i luoghi storici che può vantare. E sicuramente per far conoscere ciò che ha da offrire il territorio serve l’aiuto di altri settori, anche loro da sviluppare al meglio: parlo del settore dei trasporti, della viabilità, delle infrastrutture. Quanto finora illustrato è indispensabile per la crescita del Canavese sotto ogni ambito.
Come vede Lei il rapporto di sinergia dal punto di vista turistico e culturale che ci può essere tra il Canavese e Torino?
Si tratta di un tassello fondamentale, che anche nell’ambito vinicolo stiamo portando avanti. Le Strade reali dei vini torinesi sono un esempio di gestione turistica di questo settore, così come lo sono quelle di ambito più territoriale allo studio e le correlazioni tra il nostro territorio e quelli già più affermati nel panorama enologico. I rapporti tra Enoteche, per esempio, sono un caso di sviluppo sinergico importante per far conoscere un territorio come il Canavese, che ha sempre più da offrire in questo ambito.
Come si immagina Lei il Canavese nel 2030?
Mi immagino un territorio vivo, attrattivo, e propenso a espandersi in molteplici settori, perché ne ha le potenzialità e le capacità al pari di territorio che sono diventati grandi grazie alla lungimiranza di chi li abitava e li viveva.